domenica 12 settembre 2010

Bianco-Vuoto

Il progetto Bianco-Vuoto nasce nel 2010 come esercizio: il mio docente di fotografia, Francesco De Napoli, mi esortò a dare forma ad immagini che contenessero uno stato d'animo, un'emozione, una sensazione.
Il risultato è stato una serie di immagini in cui minuscoli esseri umani sono circondati da una distesa di nulla, o meglio, di vuoto. Il rapporto fra il soggetto e lo spazio che lo circonda è complesso: si prova in molti modi a migliorare chi e cosa ci circonda; gli esiti sono però spesso scoraggianti, evidenziando l'impotenza di chi intraprende tale cammino infruttuoso, costringendolo infine a ripiegarsi su se stesso e diventare indifferente al contesto quotidiano.
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Queste fotografie sono state esposte da l6 al 22 agosto 2010 nella mostra collettiva Percepire il territorio, a Giovinazzo (BA). Per tale occasione Lucrezia Modugno ha fornito la propria interpretazione di questo lavoro:

"Il rapporto con il territorio è sempre complesso. Il rapporto con il proprio territorio è fonte di frustrazione carica di contraddizioni e di relazioni multiformi. Immergersi all’interno di esso è un’esperienza sensoriale e mentale che assume differenti sfumature, a seconda del proprio stato.
Avere una visone obiettiva del proprio luogo di nascita è praticamente impossibile e impossibile è comprendere l’entusiasmo manifestato dai turisti in terra di Puglia: sorpresi dalle mille bellezze che sono capaci di cogliere, non possono avere coscienza di quale sia lo stato delle anime che lo abitano.
E’ per questo che la rappresentazione di uno spazio vuoto si fa necessaria per comunicare ciò che le parole non sono in grado di descrivere.
La visione fotografica di Alessandro de Leo ci porta a confrontarci con le problematiche correnti che attanagliano il Sud e la voglia, positiva, di mutare lo stato delle cose. L’entusiasmo che può coinvolgere chi si sente estraneo all’andamento generale, chi si sente lontano dal precipitare della cultura e dall’abbrutimento diffuso è affrontato con inventiva e supportato da una consapevolezza tecnica che non si ferma alla sola padronanza del mezzo espressivo, ma coinvolge anche le scelte di carattere espositivo, utili per comprendere a pieno la comunicazione dell’artista.
De Leo rappresenta la continua lotta del singolo contro il territorio, che non è solo ambiente, ma anche società. Via i colori, via le forme, via ogni cosa bella che colpirebbe l’animo umano: la lotta che ingaggia ogni ribelle è solitaria, persa dentro se stessa. Un cammino circolare (foto n.1) che conduce al proprio interno, che diventa duello personale contro il territorio, luogo e non-luogo capace di far perdere i propri confini. Ogni combattente è inizialmente inconsapevole di un’amara verità: la sua azione battagliera non è affatto unica, irripetibile, eroica, ma soltanto una ripetizione di interrogativi, risposte, azioni che altri prima di lui si sono sentiti in dovere di intraprendere (foto n.2).
Fondamentale diventa rendersi conto delle differenti opzioni che la consapevolezza della situazione, improvvisa e dolorosa, impone: continuare a lottare con caparbia donchisciottesca oppure lasciar perdere ogni speranza omologandosi alla tanto odiata realtà o chiudendosi dentro la propria insoddisfazione (foto n.3).
Che siamo davanti a qualcosa che la nostra esperienza ha già toccato o siamo dall’altra parte della barricata non ha importanza: l’isolamento, lo smarrimento e la sensazione di instabilità sono palpabili perfettamente."


Dott.sa Lucrezia Modugno



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